Ancora un giorno nuovo albeggia tra i faggi autunnali del Parco Nazionale. Sono lì che cammino nella quiete solitaria del mattino. Amo l’autunno e ancora di più amo il silenzio interrotto dalle voci del bosco. Sì, il bosco non chiede nulla, solo il rispetto del suo equilibrio, delle creature che accoglie in un abbraccio materno. Mi guardo intorno e tutto sembra cangiante, anche rispetto al giorno precedente appena trascorso. Sono sorpreso anch’io di quanti colori riescono a convivere insieme senza creare stonature. Continuo a percorrere i sentieri tracciati dalla natura stessa cercando l’ispirazione. Sono lì che cammino e mi tiene compagnia il calpestio delle foglie che segnano la traccia del mio passaggio. Ad un tratto una strana eco e una strana sensazione di essere osservato. E’ proprio a pochi passi da me. Si ferma e poi continua a seguirmi. Allinea il suo muso appuntito al mio e attende che io possa condividere con lei la mia colazione. Rossa come il fogliame, fiera e libera come il vento, tutt’uno in un insieme unico, in una corretta operazione mimetica. Si affida a me. Lo scatto della fotocamera ferma quel momento e ferma anche i miei ricordi del nuovo giorno.